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Giacomo Matteotti morte annunciata di un antifascista

Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti, soprannominato dai suoi compagni di partito Tempesta per il suo carattere forte e combattivo, firma la sua condanna a morte il 30 Maggio 1924. Quel giorno, infatti, decide di denunciare e condannare apertamente il modo di operare dei fascisti e lo fa con un discorso che contesta la validità del voto che li ha portati a vincere le elezioni.

Giacomo Matteotti Giacomo Matteotti funerale a Fratta Polesine ph sito casa museo giacomo matteotti

Matteotti nasce a Fratta Polesine nel 1885 e si laurea a Bologna in giurisprudenza. Probabilmente è qui che viene a contatto con movimenti socialisti. Essendo l’unico figlio superstite di una madre vedova non partecipa alla Grande Guerra dato che non viene arruolato. Ad ogni modo ne era contrario. In Parlamento denuncia tutte le attività illegali dei fascisti ed è il simbolo per eccellenza dell’antifascismo, tanto che molti partigiani si fecero poi chiamare Brigate Matteotti.

Molteplici motivi dell’omicidio

Vero che l’aver denunciato i brogli elettorali ha contribuito alla sua morte, ma non è l’unico motivo. Sembra che Matteotti stesse per portare alla Camera un dossier sulle mazzette che la Sinclair Oil americana pagava al re e al duce per trivellare la Sicilia e per i vari interessi in Libia. Sapete quando Matteotti intendeva far pervenire questa documentazione? Beh, proprio il 10 Giugno, giorno in cui è stato rapito e ucciso. Ma è solo il 16 Agosto 1924 che viene effettivamente ritrovato il suo corpo.

I funerali si sono tenuti a Fratta Polesine, dopo che Mussolini aveva ordinato a Luigi Ferdezoni, ministro degli Interni, di organizzare imponenti funerali. Ma Velia Titta, la moglie, richiede proprio a quest’ultimo riservatezza. Velia non vuole le camicie nere, vuole riportarlo a casa come una semplice cittadina, senza la presenza di Milizia fascista. Non vuole che gli assassini del proprio marito in alcun modo si presentino davanti ai suoi occhi.

Giacomo MatteottiPh sito thevision.com

Pensate che Mussolini, al principio, tenta di negare il suo coinvolgimento, ma la cosa è chiara a tutti fin da subito. Ed è il 26 Giugno che l’opposizione lascia il Parlamento, perché chiede verità e non tornerà fino a quando il governo fascista non sarà pronto a raccontarla. Questa fase è nota come secessione dell’Avventino. Ed ecco che subito la destra approfitta di questa assenza e l’8 Luglio delibera per limitare la libertà di stampa. Dopo pochi giorni impongono ai giornali di nominare proprio un direttore responsabile. Nonostante Matteotti proprio il 10 Giugno fosse assente in Parlamento, sui giornali viene data la notizia della scomparsa solo il giorno seguente. E Mussolini dichiara di aver saputo della sua morte proprio la sera dell’11. La macchina e i rapitori sono individuati subito ma il Duce ferma le indagini. Questo il motivo che scatena l’opposizione e la spinge ad andarsene.

Chi ha rapito Matteotti

Una squadra formata da ben 5 fascisti con a capo Amerigo Dumini, alla volta delle 4 del pomeriggio preleva Matteotti a Roma, mentre sta andando a Montecitorio. Quartiere Flaminio, sul lungotevere. Viene picchiato e accoltellato e seppellito in bosco a 25 km da Roma. Queste le sue ultime parole in Parlamento:
«Badate, il soffocamento della libertà conduce ad errori dei quali il popolo ha provato che sa guarire. La tirannia determina la morte della nazione. Voi volete rigettare il Paese indietro, verso l’assolutismo. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano, del quale salvaguarderemo la dignità domandando che si faccia luce sulle elezioni». E mentre la sinistra lo acclama Matteotti, ecco che la destra grida: «Traditore! Venduto! Provocatore!».
Conclude così Matteotti: «E adesso potete preparare la mia orazione funebre».

 

Fonte http://pochestorie.corriere.it. In copertina Giacomo Matteotti ph casa museo Giacomo Matteotti.

Giacomo Matteotti morte annunciata di un antifascista ultima modifica: 2019-06-10T11:55:03+02:00 da Sibilla Zambon

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