La chiesetta di Pradespin è tornata a risplendere! – itLendinara

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CHIESE LO SAPEVI CHE

La chiesetta di Pradespin è tornata a risplendere!

Chiesetta Pradespin Ph Facebook Riccardo Zeggio Gruppo Amici Di Via Crosara

La chiesetta di Pradespin, che fu eretta nel 1938 per commemorare il centenario dallo scampato pericolo della rotta dell’Adige del giugno del 1837, è tornato a risplendere da poco grazie all’aiuto di alcuni volontari. Questo luogo è intitolato alla Beata Vergine del Pilastrello. Ma è alla Madonna del Rosario la devozione più sentita. L’oratorio, costruito per primo, è sorto proprio per ricordare un avvenimento che per tutti gli abitanti del luogo ebbe del miracoloso e per cui ci si convinse che fu la Madonna ad aiutare quei tragici momenti, salvando da un terribile pericolo la nostra terra.

Incombeva una terribile minaccia

Proprio nei giorni più pericolosi per la possibile rotta dell’Adige, quest’ultimo cominciava ovviamente ad essere sempre più minaccioso, alto, impetuoso ed incontenibile. Gli abitanti di Pradespin, dato che gli argini iniziavano a dare segni evidenti di non riuscire a trattenere la sua forze e le sue acque, cominciarono a lavorare per rafforzarli. Utilizzarono ogni mezzo, senza esitazione e senza risparmiarsi nei lavori. Ma tutto quello che facevano, sembrava non bastare ad impedire alla furia del fiume di esplodere. Così le autorità furono costrette a sgomberare l’area. Prese dalla disperazione e dallo sconforto, molte persone si riunirono alla chiesa della Beata Vergine del Pilastrello per pregare e chiedere la grazia.

Chiesetta Pradespin Ph Facebook Ennio Zeggio Gruppo PolesineChiesetta Pradespin ph Facebook Ennio Zeggio gruppo Polesine

Immensa fu la gioia quando la mattina del 22 Giugno capirono che il pericolo era finalmente scampato. Infinito lo stupore di molti. Se pensate che perfino gli ingegneri del tempo non riuscirono a spiegare come fosse stata possibile la salvezza se non attraverso l’unica spiegazione possibile quando non c’è una logica evidente. Era un miracolo. Maria aveva deciso di graziarci. Ci aveva liberati da quell’infausto accadimento che sembrava non poter essere in alcun modo eluso.

L’amore che la sorregge

Ma fu nei giorni successivi che l’ipotesi del miracolo diventò sempre più insistente nella mente della gente. Pare, infatti, che alcune sentinelle poste di guardia sulla riva nei giorni di massima piena per dare l’allarme in caso di bisogno abbiano visto una vecchietta che si bagnava le mani proprio nell’Adige. A chi prontamente le faceva notare il grande pericolo e le consigliava di stare attenta nonché di togliersi proprio da quello spazio, lei rispondeva così: “Non temete figlioli, l´acqua non ha mai inondato né inonderà mai il pavimento della chiesa del Pilastrello”.

Chiesetta Pradescin Ph Facebook Mafalda Severina Rosolin Gruppo PolesineChiesetta Pradescin ph Facebook Mafalda Severina Rosolin gruppo Polesine

Questo il motivo per cui i fedeli cominciarono da subito a costruire l’oratorio, che già alla fine del 1837 si trovava sulla sommità dell’Adige. Fu abbattuto nel  1892, esattamente il 13 Settembre per motivi di messa in sicurezza della riva destra del fiume. Per rafforzamento dell’argine insomma. Ma nel 1893 fu riedificato. Nel 1929 una magnifica statua lignea di Antonio Muner della Valgardena sostituisce il quadro della Madonna del Pilastrello.
Come dicevamo, grazie ad alcuni residenti volontari che hanno dedicato il loro tempo per il recupero di tale luogo rimettendolo in sicurezza, si ha la possibilità di fermarsi in questo spazio di silenzio e preghiera. Quando l’unione fa la forza c’è la differenza. Un plauso enorme a tutti quelli che hanno partecipato alla sua rimessa a nuovo donandoci la possibilità di continuare ad ammirarla!

 

Fonte http://www.parrocchie.it/lendinara/comunitaparrocchialebarbugliosaguedo/Sito/Pradespin.html e https://www.rovigooggi.it. In copertina Chiesetta Pradespin ph Facebook Riccardo Zeggio gruppo Amici di via Crosara

 

La chiesetta di Pradespin è tornata a risplendere! ultima modifica: 2019-08-26T10:47:41+02:00 da Sibilla Zambon

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