Sono tra i principali esponenti di una spettacolare tecnica artistica; parliamo dei maestri intarsiatori lendinaresi; i fratelli Lorenzo e Cristoforo Canozi di Lendinara; essi rappresentano l’eccellenza; e la punta di diamante nella sperimentazione di un’arte; che è in continua evoluzione. Scopriamo le meraviglie dell’intarsio ligneo.
Le meraviglie dell’intarsio ligneo: i Canozi e l’originalità della tecnica
Lorenzo e Cristoforo Canozi conoscono l’arte dell’intaglio; e della tarsia; sono i divulgatori di una scienza; quella della prospettiva rinascimentale: li caratterizza una ricercata sensibilità pittorica; allo stesso tempo, l’abilità nella scelta delle essenze lignee; e nell’accostamento tra le stesse; a tal punto che arrivano a sviluppare sapientemente ed in modo innovativo l’arte della tarsia; il particolare taglio dell’essenza poi, conferisce volume; alla figura. Ne trovano la geniale applicazione con la realizzazione di splendide opere: pannelli dei cori; cassettoni; ma anche stipi; e pure studioli di chiese; per monasteri; e per residenze signorili.
Dai legni si possono ottenere vari toni di colore; ed anche particolari effetti cromatici; e questo utilizzando anche alcune tecniche; ad esempio la tecnica della bollitura; oppure quella dell’immersione in specifici olii bollenti. L. e C. Canozi divulgano questa particolare arte lignea; nei territori dell’alta Italia; nel periodo tra il 1460 e il 1490; si tratta di una tecnica assolutamente suggestiva. Inoltre il loro stile è spoglio; ed essenziale; ma devoto ai canoni di Piero della Francesca; ed è esaltato nella rappresentazione di vedute urbane; ma anche di nature morte; e poi di strumenti musicali; di oggetti liturgici; e di oggetti domestici; ma anche di libri; e di figure di Santi; le loro opere sono vere e proprie pitture lignee.
L’opera dei fratelli Canozi e le meraviglie dell’intarsio ligneo
Lorenzo Canozi lavora insieme al fratello Cristoforo; nella bottega di famiglia; attraverso le loro opere, l’arte della tarsia diventa un vanto italiano; famoso nel mondo; grazie anche all’opera del veronese Fra Giovanni da Verona; il quale fu un illustre precursore della lavorazione artistica del legno. E risulta fondamentale il legame dei Canozi con Piero della Francesca; esso contribuisce a rafforzare il tessuto relazionale tra gli artisti; e questo facilita il reperimento di nuove commissioni. Lorenzo e Cristoforo lavorano insieme al grande Pittore; nella città di Ferrara. I fratelli Canozi operano successivamente alle tarsie della sacrestia; della Basilica di Sant’Antonio; a Padova; in collaborazione con il modenese Pier Antonio degli Abbati; troviamo poi la loro opera principalmente nelle città di: Venezia; Modena; e Parma.
La tecnica dell’Intarsio
La tecnica consiste nell’accostare tra loro le essenze lignee; ma talvolta, anche altri materiali; come avorio; osso; o madreperla; l’operazione di intaglio viene eseguita in modo da far combaciare perfettamente tra loro i tasselli; e questo fino ad ottenere dei disegni; anche di notevole complessità. I diversi colori dipendono dalle tinte proprie delle varie essenze; esse poi variano ulteriormente; e cambiano a seconda del taglio; e dell’inclinazione delle venature; questi accorgimenti comportano la variazione della rifrazione della luce; sulla superficie. Allo scopo di raggiungere determinate variazioni di colore, talvolta si ricorre alla tintura dei pezzi; si ottiene bollendoli; con sostanze coloranti; mentre i toni più scuri sono ottenuti tramite un determinato processo: la brunitura; con ferri roventi. La tarsia viene impiegata a scopo decorativo; principalmente su mobilio vario; su porte; e anche su mobili; da sagrestia; da studiolo; e su oggettistica.
I soggetti dell’Intarsio
Si tratta di soggetti antesignani del paesaggio; e della natura morta; essi in pittura, nel Rinascimento, non hanno ancora una propria autonomia espressiva. Frequenti sono oggetti come: coppe sfaccettate; clessidre; ma anche candelabri; compassi; frequentemente troviamo anche solidi geometrici; e gabbie di uccelli. Un soggetto molto frequente è: l’armadio semiaperto; che è realizzato lasciando intravedere il corredo tipico dello studioso; come libri; e strumenti musicali.
fonti editoriali: www.treccani.it; www.prolocolendinara.it; www.unesco.modena.it; www.amarevignola.wordpress.com; www.padovacultura.padovanet.it; www.bur.regione.veneto.it