L’assassinio spietato di Giulio Malmignati, poeta lendinarese del XVII secolo – itLendinara

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LO SAPEVI CHE PERSONAGGI STORIE

L’assassinio spietato di Giulio Malmignati, poeta lendinarese del XVII secolo

Palazzo Pretorio e piazza Risorgimento - ph Alessandro Effe

Lendinara, oltre essere madre di personaggi di spicco come Adolfo Rossi e di Alberto Mario, è scena anche di omicidi sanguinosi. Il protagonista della sfortunata avventura è il poeta lendinarese Giulio Malmignati.
Infatti, alla sera del 7 novembre 1621, tornato da una lunga giornata d’affari a Venezia , decide di andare a passare una notte di passione con una nobil donna non lodevole di virtù. Si avvia verso la casa dell’amata e si intrattiene per qualche ora. Nel frattempo, alcuni nemici si nascondono sotto alla sua proprietà, giù dalla porta di San Biagio ed attendono impazienti il suo ritorno. Nell’esatto istante in cui vedono l’ombra del povero Malmignati comparire dal ponte di piazza, gli sparano ferocemente a colpi di archibugio. Senza riuscire a difendersi, il poeta lendinarese cade a terra senza scampo. Non contenti del loro operato, gli assassini decidono di scagliare pietre sul cadavere di Giulio Malmignati, trafiggendolo nuovamente.

Giulio Malmignati - ph Mafalda Severina Rosolin Bub Gb Spgmejeqt7mc 0000
Da sinistra: foto Facebook Mafalda Rosolina Severin e l’Ordaura tragedia di Giulio Malmignati – www.archive.org

Il corpo del Malmignati viene sepolto nella chiesa di San Biagio a Lendinara, nel monumento antico della sua casa, nella cappella del Santissimo nome di Dio. La commozione è generale in quanto innumerevoli persone stimavano la sua arte e la sua persona. D’oltre modo, il fratello Guido decide di portare il caso a Venezia nel Consiglio dei Dieci.
Di conseguenza viene istituito un processo in cui sono invitati alcuni testimoni come: Alvise Dolfin, Domenico Moschin, Lodovico e Gio Maria Leopardi, Lorenzo Lana e Lorenzo Turnollo.
Il processo vede Gio Maria Leopardi come colpevole del delitto scaturendo l’ira nel cognato di Giulio Malmignati, ovvero Alfonso Leopardi.
E’ così che quest’ultimo decide di farsi giustizia da solo, non sopportando il fatto che G.M. Leopardi girasse ancora liberamente per il paese.

ll Far West lendinarese

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Arma da fuoco portatile ideata verso il 1460 per uso militare – www.sapere.it

Dopo un’ulteriore diatriba avvenuta tra i due per questioni economiche, decidono di incontrarsi armati in piazza Risorgimento per cercare di risolvere la situazione pacificamente. Decidono di incontrarsi davanti alla cancelleria della Magnifica comunità. Sfortunatamente, gli animi iniziano a scaldarsi velocemente. I due uomini iniziano a spararsi colpi di pistola a vicenda. Entrambi rimangono incredibilmente illesi. Dopo aver chiamato i relativi ripari ed alleati, Alfonso Leopardi prende in mano il suo archibugio, prende di mira G.M. Leopardi e gli spara un colpo, non andando a buon fine.
La sparatoria, però, non si ferma e il primo a morire è un amico di Gio Maria, che si trovava per caso a Lendinara in quel fatidico giorno. Invece, il secondo caduto è Lodovico Moschin, il terzo è un servo di Guido Malmignati che muore dopo 3 giorni da colpi di arma da fuoco.
La “pubblica piazza” lendinarese si trasforma in pochi giorni in un Far West dove, alcune fonti storiche, attestano che il Moschin prima di espirare, pronuncia, “Temo d’essere ferito!”, morendo subito dopo.

 

Foto copertina Alessandro Effe – itRovigo

L’assassinio spietato di Giulio Malmignati, poeta lendinarese del XVII secolo ultima modifica: 2018-11-28T08:33:08+01:00 da Anna Bellini

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