Gli amoli sono frutti selvatici molto amati nel Polesine! E’ risaputo che orti e cortili, un tempo, servivano come fonte alimentare alle famiglie e sicuramente non come semplice ornamento da curare e coltivare come hobby e passione. Il pollice verde, insomma, nulla aveva a che fare con le reali motivazioni che spingevano a piantare alberi da frutto piuttosto che parecchie verdure che fanno parte della nostra cultura culinaria.
Anche il pollaio con allevamento di galline, oche, anatre, conigli, tacchini e molti altri animali faceva parte di quell’autosufficienza tanto sognata. Nelle fattorie si trovavano anche maiali o mucche…a seconda delle varie possibilità economiche. Ogni albero, cespuglio, siepe apparentemente insignificante, giocava in realtà un ruolo preciso e fondamentale. Tutto aiutava a vivere in maniera più o meno dignitosa. O magari permetteva di scambiare una cosa per un’altra dando la possibilità di arricchire la propria dieta.
Amoli, frutti dal fiore bianco o rosa
Gli amolari o mirabolani sono piante tipiche dell’Asia centrale e appartengono alla famiglia delle prugne. L’albero può arrivare facilmente anche a 7 metri. Il loro frutto, noto appunto come amolo, è rotondo ed ha un colore che varia dal giallo al rosso. Quando sono ancora verdi significa che non sono ancora maturi. Ma a molti piace davvero tanto assaggiarli ancora aspri! Personalmente ne vado matta! Sono lassativi, diuretici ricchi di vitamine e sali minerali e, proprio come il melone, sono anche dissetanti! Oltre che essere gustati semplicemente al naturale, sono ottimi per fare deliziose marmellate. Ma non è questa la ricetta che vi vogliamo proporre. Abbiamo deciso di stuzzicare il vostro palato con ben due ingredienti tipici: anguilla e amoli. Un’abbinata decisamente insolita che però ci ha colpiti e, per questo motivo, abbiamo pensato di proporla.
Bisato con amoi
INGREDIENTI:
2 anguille;
25-30 amoli;
farina tipo 00 o gialla;
400 g di pelati;
2 spicchi d’aglio;
vino bianco secco;
alloro;
olio d’oliva;
sale e pepe.
PROCEDIMENTO:
lavate accuratamente le anguille con acqua mista ad aceto in modo da sgrassarle per bene. Eliminate le viscere e la pelle nella parte vicino alla testa risciacquando sotto l’acqua corrente. Fatele a pezzi di circa 5 cm. Asciugatele accuratamente con carta assorbente, magari lasciandole sgocciolare prima. Questo per evitare schizzi mentre le friggeremo. Passatele sulla farina bianca o gialla evitando se ne attacchi troppa. Sbucciate l’aglio, se preferite potete affettare anche una cipolla in modo molto sottile, e fate dorare tutto in una pentola, possibilmente antiaderente, con abbondante olio extra vergine d’oliva. Dopo aver eliminato l’aglio, addizionate il bisato e sfumate con il vino bianco. Unite pelati e foglie d’alloro, un paio basteranno, salate e pepate quanto basta e lasciate andare a fuoco medio ricordandovi di coprire con un coperchio.
Dopo aver lavato bene gli amoli, inseriteli a cucinare con l’anguilla per circa mezz’ora, addizionando acqua o un pochino di brodo di pesce se ne avete, in modo da evitare che si bruci o si attacchi alla pentola. Servite ben caldo e ricordatevi di accompagnare questo secondo con un vino rosso data la struttura del bisato. Date sfogo alla vostra fantasia e impiattate al meglio questo piatto così particolare, magari servito con della polenta morbida per rispettare la tradizione!
Fonte ricetta http://www.cucinarepesce.com/bisatto-con-amoi e https://www.accademiadeltartufo.org. In copertina amoli in riva al Po a Papozze ph Facebook Antonio Dimer Manzolli.